Still breathing

Prendersi cura del proprio benessere psichico e dell’ambiente

Se c’è una cosa che mi piace è incontrare i ragazzi e parlare con loro.

Il più delle volte trovo stimoli, sguardi sul futuro, attenzione a ciò che sta accadendo nel qui e ora. Sono in ricerca e ci costringono a fare altrettanto.

Per questo è stato per me prezioso rispondere all’invito di alcuni capi scout che, sollecitati dai ragazzi, han voluto parlare un po’ del rapporto tra benessere psichico e natura, sperimentando anche alcune pratiche in prima persona.

Il tema era ampissimo e ho provato a fare un riassunto del riassunto del riassunto delle tante cose che avevo in mente per poter stare nei tempi, dando però anche più stimoli possibile. Di seguito quanto ho condiviso con i ragazzi.

6.5.23

SCOUTING FOR FUTURE

* STILL BREATHING *

Diverse forme di disagio psicologico, riscontrabili sia nei bambini che negli adulti (stress, iperattività, apatia, difficoltà a concentrarsi, insonnia…), possono essere ricondotte all’esserci allontanati, come esseri umani, da ciò che siamo in Natura, dai suoi ritmi, dalle sue regole, da dove veniamo, da come siamo fatti, da ciò di cui abbiamo bisogno per vivere: mangiare e bere sano, dormire di notte, riposare quando si è stanchi, impegnare la giornata con attività che realizzano, tenere il corpo in movimento…

Secondo la Medicina Tradizionale Cinese tutto ciò che esiste è energia e noi stessi lo siamo. La vita è il continuo movimento delle due forze: Yin, ascendente, e Yang, discendente. Tutto ciò che si trova sul nostro bel pianeta Terra e nell’Universo risponde a questa legge: il perpetuo alternarsi delle due forze. Al massimo dello Yin, inizia lo Yang. Al massimo dello Yang, inizia lo Yin.

Un esempio ciclico: nel pieno dell’Inverno, con il Solstizio, il Sole ricomincia il suo ciclo e le giornate iniziano ad allungarsi (inizia l’Estate); viceversa, nel pieno dell’Estate, con il Solstizio, il Sole termina il suo ciclo e le giornate iniziano ad accorciarsi (inizia l’Inverno).

Possiamo osservare tutto ciò anche nelle nostre esistenze, ad esempio: nell’infanzia possiamo osservare l’effervescenza della mattina, nell’adolescenza/giovinezza il calore del mezzogiorno, nell’età adulta la calma del pomeriggio, nell’anzianità la pienezza della sera.

Molto tempo fa abbiamo iniziato a dimenticare che noi SIAMO tutto questo.

Mangiare sano non si fa solo quando si sta male: Ippocrate diceva “fa’ che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. Siamo fatti di ciò che mangiamo e beviamo. Le molecole che costituiscono il nostro corpo sono al 65% idrogeno, al 24% ossigeno, al 10% carbonio.

Soffermiamoci anche sui sensi… La nostra mente è ancora quella che avevano i nostri avi che vivevano nei boschi: non ci siamo ancora particolarmente evoluti a livello cerebrale per cui funzioniamo ancora come tanti tanti anni fa. La Terapia Forestale sta dimostrando perchè un’immersione nell’ambiente naturale ci porti tanti benefici:

  • vista: ciò che è naturale è riconosciuto come familiare e quindi rilassante (esempi: forme ricorrenti – frattali, colori come il verde).
  • udito: rumori “umani” (es. il traffico) vs suoni naturali (es. le onde del mare)
  • olfatto: Composti Organici Volatili Biogenici (BVOC), ossia composti che vengono rilasciati nell’ambiente dalle piante (tra questi molti “profumi”) e che sono risultati benefici per l’uomo in termini fisiologici e psicologici.

Richard Louv, nel 2005 ha introdotto il concetto di disturbo da deficit di natura per parlare dei disturbi che provoca la lontananza dai contesti naturali nei bambini e non solo:

Condizione di disagio psicologico associato alla deprivazione del contatto con la natura. Solitamente presente nell’età evolutiva, i sintomi si riferiscono a quadri di iperattività comportamentale come irrequietezza, difficoltà a stare fermi e seduti, che si risolvono quando il bambino torna in un contesto naturale.

Oggi, che il cambiamento climatico sta cominciando a far vedere i suoi devastanti effetti, inoltre, si sta diffondendo sempre più una nuova forma di disagio: la cosiddetta ecoansia.

Emozione negativa e spiacevole caratterizzata da uno stato persistente di ansia di fronte a immagini, notizie, letture legate al decadimento ambientale. In generale l’esperienza di ecoansia porta a percepire l’ecosistema e il suo futuro come irrimediabilmente disastroso e castrafico.

  • per chi ha vissuto in prima persona catastrofi ambientali >> possiamo parlare di Disturbo da Stress Post Traumatico
  • per chi è esposto alle notizie >> possiamo parlare di forme d’ansia

Oltre all’ecoansia: ecoworry, global dread, ecoparalisi, terrafurie…

L’ecoansia colpisce tutti, ma soprattutto i giovani e in particolare gli attivisti.

L’ecoansia può condurre all’ecoparalisi e anche al climate denial.

Alcuni rami della psicologia si occupano di tutto ciò: l’Ecopsicologia, la Psicologia Ambientale. Inoltre, si stanno diffondendo sempre più pratiche che mirano a coltivare un miglior rapporto con la Natura in una logica di benessere psichico, ad esempio la psicologia outdoor, il lavoro che riconnette di Joanna Macy, la forest therapy, il shinrin-yoku, le meditazioni in Natura, i cammini “consapevoli”. Nel movimento delle Transition Town si è sviluppata la Inner Transition che mira alla cura del benessere del singolo e dei gruppi nei processi di cambiamento.

Attraverso molti studi, è stato ormai verificato che gli ambienti naturali, in particolare quelli ricchi di alberi, hanno la capacità di favorire la calma, il rilassamento, il miglioramento delle capacità attentive e la promozione di emozioni positive. Essi inoltre sembrano esercitare una influenza profonda e positiva sullo stato fisiologico dell’essere umano, diminuendo la frequenza cardiaca, la pressione sanguigna e i livelli di cortisolo, migliorando l’assetto lipidico e metabolico, ristabilendo l’equilibrio del sistema nervoso autonomo (parasimpatico – calmante e simpatico – attivante) e migliorando l’efficienza del sistema immunitario.

Che dicono queste discipline? Da dove possiamo partire?

  • adottare comportamenti pro ambientali per sentirsi utili e alleviare il senso di colpa
  • fare rete/gruppo per non sentirsi soli
  • riconnettersi con la natura (emozioni positive)

Fermiamoci sul 3° punto, riconnettersi con la Natura: noi che pensavamo che fosse la Natura ad avere bisogno del nostro intervento, scopriamo invece che siamo noi ad avere bisogno di riconnetterci a lei per farci passare l’ecoansia! 

In estrema sintesi: tanto più andiamo a rinforzare le emozioni positive che sperimentiamo quando ci riconnettiamo con la Natura e tanto meno avremo voglia di allontanarci nuovamente da lei. Si chiama psicologia positiva.

Quali sono queste emozioni positive? Ad esempio:

EUTIERRIA: stato emotivo positivo di sentirsi legati da un sentimento di amore con la terra e l’intero ecosistema.

BIOFILIA: tendenza a legarsi affettivamente con l’ambiente, la vita, la natura e chi la popola.

Per approfondire:

Ecopsiché – Scuola di Ecopsicologia | ecopsicologia.it

AIACC – Associazione Italiana Ansia da Cambiamento Climatico | aiacc.it

Terapia Forestale (volumi scaricabili gratis) | https://csc.cai.it/argomenti/terapia-forestale/ 

Work That Reconnects Network | workthatreconnects.orgTransizione interiore – Inner transition | transitionnetwork.org/do-transition/inner/

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